domenica 9 ottobre 2016

Eiko Ishioka. La costumista del surreale


La carriera di Eiko Ishioka, costumista visionaria scomparsa nel 2012, comincia ufficialmente come graphic designer nell'ambiente pubblicitario. Dopo la laurea alla Tokyo University lavora per la Shiseido nel 1961 e per la catena di grandi magazzini Parco negli anni '70, e contrasta, con il suo talento e la sua tenacia, lo stereotipo secondo cui il mondo della pubblicità, soprattutto in Giappone, è un mondo solo per uomini, in cui non solo l'artista trova il suo posto, ma ottiene anche successo ed apprezzamento.

Eiko Ishioka afferma così le sue straordinarie capacità creative in una cultura, quella giapponese, che possiede già una secolare tradizione di arti perfomative (come il noh ed il kabuki) estremamente legata all'aspetto visuale, e in un paese che si sta aprendo alla realtà globale con la tecnologia.

Nel 1985 arriva il primo ingaggio nel cinema con Mishima: A Life in Four Chapters, per il quale il regista Paul Schrader le affida il ruolo di art director. Nel 1988 è il turno del teatro, dove Eiko disegna scenografia e costumi per il debutto a Broadway di M. Butterfly di David Henry Hwang, e in cui l'artista dimostra di saper fondere abilmente la cultura orientale e quella occidentale attraverso il medium dell'abito e nelle scenografie astratte, tinte di un vibrante rosso (che diventa un tratto distintivo della sua produzione e del suo stile).

Il risultato sono due nomination per il Tony Award e un premio per il contributo artistico al Festival di Cannes.

Il rapporto con il cinema continua con Dracula di Bram Stoker (1992) di Francis Ford Coppola. Il regista decide di investire moltissimo nella produzione dei costumi, definendoli una parte fondamentale per la caratterizzazione della storia e dei personaggi. Qui Eiko scardina ogni chiché della rappresentazione del Principe delle Tenebre (nel film interpretato da Gary Oldman), trasformandolo in una creatura androgina, apparentemente senza età, eccentrico quanto inquietante. L'attenzione alla filologia storica dell'abito è tralasciata in favore di una mirata reinvenzione, in favore del surreale, del simbolismo, dell'incubo. 



 

Con The Cell (2000) e il successivo The Fall (2006) Eiko Ishioka firma il suo sodalizio con il regista Tarsem Singh, che continuerà fino alla morte della costumista. Questi due film, incentrati su una "realtà doppia", fanno del costume e della scenografia il loro cavallo di battaglia: niente come gli abiti indossati dai personaggi riesce a definire l'atmosfera del sogno, dell'allucinazione e della fantasia. Così in The Fall, mentre giace in un letto di ospedale Roy Walker (Lee Pace) ha una semplice camicia da notte, ma nel mondo da egli stesso creato per la piccola Alexandra è il Bandito Mascherato, un eroe in un fantasioso costume da torero. E Catherine Deane (Jennifer Lopez), l'assistente sociale in The Cell che "viaggia" all'interno della mente del killer Carl Stargher, si ritrova catapultata in abiti rigidi e sensuali, fatti di collari e maschere dal sapore quasi fetish.



I lavori di Eiko Ishioka si muovono fra sensualità esotica e crudeltà selvaggia, quasi grottesca. Il candido abito nuziale con la cascata abbagliante di perline di Sorella Evelyn in The Fall, il vestito di piume bianche di Catherine Deane in The Cell, le fulgide armature degli dèi in Immortals (2011), contrastano con le corazze pesanti e quasi caricaturali dell'esercito del Governatore Odious e di quelle delle milizie del re Iperione o dei Titani imprigionati, o la stessa armatura rossa con rilievi simili a muscoli di Vlad Tepes in Dracula. Il mondo che crea Eiko Ishioka è un mondo brutale, in cui pesanti elmi privano gli individui della loro umanità e li condannano ad essere carnefici o schiavi, in un'atmosfera di violenza e sadismo. Per contrasto c'è invece un mondo di elegante bellezza, rappresentato dalle eroine, dagli eroi, dalla salvezza.





Altro tratto distintivo della produzione di Eiko è la continua ricerca e la reinvenzione degli abiti tradizionali dell'Oriente, un Oriente sconfinato, composto da migliaia di sfaccettature ed influenze culturali. Il variopinto abito in stile cinese con il copricapo a ventagli di Sorella Evelyn, le ampie gonne dei dervisci nella loro danza mistica, l'abito verde brillante dell'Indiano in The Fall, ed i veli rossi delle sacerdotesse dell'oracolo in Immortals, che ricordano abiti tradizionali dell'Afghanistan o dell'Iran, tutto contribuisce a creare un'atmosfera in costante ricerca di un esotico dall'estetica inebriante e piena. Gli scenari mozzafiato e le architetture di famose città e monumenti non fungono solamente da sfondo ma contribuiscono a dare ancora più forza ai personaggi nel loro costumi: le piramidi di Giza in Egitto, la Grande Muraglia, le valli del Ladakh, Jodhpur (la "città blu"), Jaipur, Praga, Roma: tutto è forma e colore nella visione di Eiko.



La nomination all'Oscar per i migliori costumi arriverà postuma, nel 2013, per il film Biancaneve. Qui Eiko Ishioka dà vita insieme al regista un mondo fiabesco ma anche ironico, esagerato. La Regina Cattiva, interpretata da una divertente e caustica Julia Roberts, si muove in ampi abiti dal taglio tardo cinquecentesco, dai colori accesi, con gorgiere dalle dimensioni volutamente eccessive e ingombranti sottostrutture: la malvagità del personaggio si misura con la sferzante, ridicola, quasi ingombrante esagerazione con cui si presenta al pubblico, e con cui afferma il proprio potere.


 Eiko Ishioka ha anche diretto il video di Björk "Cocoon" nel 2002, in cui la costumista ricrea l'estetica del butoh, e ha disegnato gli abiti di scena per la cantante Grace Jones nel suo tour del 2009, oltre ai costumi per il Cirque du Soleil nel 2002.
Muore a Tokyo per un tumore al pancreas, nel gennaio 2012.

Claudia Fasano

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