sabato 9 luglio 2016

I Balletti Russi. Fra teatro e moda

Michel Fokine e Tamara Karsavina nel balletto L'oiseau de feu (L'uccello di fuoco, 1910). Costumi disegnati da Léon Bakst e Aleksandr Golovin
I Balletti Russi non solo rivoluzionarono il concetto di costume per la danza, ma ebbero anche un fortissimo impatto nella storia del costume teatrale del Novecento e su tutta l'estetica e sulla moda degli anni avvenire.
La tradizione del balletto russo aveva già raggiunto una certa popolarità con Michel Fokine, il quale sarà coreografo dei Ballets Russes dal 1909 al 1912, e Marius Petipa (1818-1910), ballerino francese, coreografo del Balletto Imperiale di San Pietroburgo dal 1862.
L'inizio dell'evoluzione dell'abito di scena specifico per la danza avviene con due balletti fondamentali: La figlia del faraone (1862) e La Bayadère (1877).
In questi due spettacoli si decide di adattare il tradizionale costume, il tutù, alle esigenze della trama dei balletti in questione, e si compie la scelta (al tempo assai audace) di aggiungere appunto degli ornamenti che richiamassero un gusto orientaleggiante.
 Altra novità, certamente importante, fu che il pubblico parigino, a differenza di quello russo, era all'epoca totalmente disabituato a vedere sulla scena dei ballerini maschili, e non ci si era dunque posti il problema di creare costumi per la danza adatti ad un corpo maschile.
 La compagnia dei Balletti Russi nasce nel 1909 per volere di Sergej Djagilev, che da impresario aveva intenzione di far confluire l'eccellenza dell'arte performativa del danzatori russi alle novità estetiche di cui il pubblico parigino era sempre ingordo.
Djiagilev mette insieme un vero e proprio team di produzione per i suoi spettacoli, fra i quali vi era Léon Bakst, che per certi versi può essere considerato, insieme al suo collega Aleksandr Benois, colui che fondò la professione di costumista per come noi oggi la conosciamo. I due si servivano infatti della collaborazione di atelier e sartorie, che lavoravano in stretto contatto con i disegnatori per dar vita ai bozzetti creati preventivamente. Una tipologia di lavoro teatrale totalmente inusuale all'epoca, basata su una profonda intesa artistica fra disegnatore e sarto, fra intento poetico e ideazione artigianale.
Léon Bakst


L'estetica dell'abito si rivoluziona.: Parigi rimane incantata dagli opulenti ed esotici abiti di spettacoli memorabili come Cleopatra (1909) e Shéhérazade (1910), arricchi di pietre preziose e perle.

 Questi primi due spettacoli fecero scoppiare una vera e propria mania per l'esotismo sia nella moda sia nell'arredamento; i colori forti, in special modo il verde e il blu, brillanti come gemme, vengono utilizzati anche per i fondali della scenografia. 

 Con L'Oiseau de feu (L'uccello di fuoco, 1910) Bakst rivoluziona il costume della ballerina: Tamara Karsavina, altra celebre figura della compagnia che interpreta il misterioso Uccello di Fuoco, non indossa un tutù ma degli esotici pantaloni velati dal gusto eccentrico con ricche decorazioni, perle e accessori.

 I costumi non si ispiravano solo all'Oriente e agli abiti tradizionali russi, come nella messinscena di Petruška (1911) o de La sagra della primavera avvenuta nel 1913 e causa di grande scandalo per la crudezza del tema trattato, ma anche all'Antica Grecia: è il caso del balletto L'Après-midi d'un faune (1912), per il quale Nijinskij e Bakst cercarono di richiamare i criteri di bidimensionalità della pitture dei ballerini attici.


Leon Bakst, bozzetto per Cleopatra (1909)



A sinistra: il costume disegnato da Léon Bakst e realizzato da M. Landoff e Marie Muelle per "Le Dieu bleu" (1912). (Fonte: The National Gallery of Australia, http://nga.gov.au). A destra: lo stesso costume indossato da Vaclav Nižinskij




Costume di ninfa disegnato da Léon Bakst per il balletto L'Aprés-midi d'un faune (1912). Fonte: The National Gallery of Australia, http://nga.gov.au


Negli anni furono molti gli artisti che collaborarono con i Balletti Russi in qualità di costume designer, come li chiameremmo oggi.

 Pablo Picasso disegnerà i costumi per Le Tricorne (1919), Pulcinella (1920) e Mercure (1924). Nel 1920 sarà Henri Matisse a disegnare gli abiti di scena per Le chant du rossignol, mentre Giorgio de Chirico lavorerà con Djagilev per la produzione del balletto Le Bal, e nel 1931 per i costumi di un'altra messinscena di Pulcinella e nel 1938 per quelli di Protée.

 Come abbiamo già accennato prima l'estetica dei Balletti Russi influenzò profondamente la moda della cosiddetta Belle époque, quel periodo in cui la strada della moda femminile si biforca in due tendenze quasi opposte: la prima, caratterizzata dalla rigida linea ad S dei bustini, la seconda che vuole la silhouette della donna più libera e avvolta in abiti dal gusto esotico, che cadono larghi e comodi pur seguendo le linee del corpo, con maniche larghe, stretti in vita spesso da un nastro o una cordicella. Di quest'ultima tendenza fanno parti i pionieri Paul Poiret e Mariano Fortuny.

Del resto anche presentarsi in società è di per sé un atto performativo. Lo sapeva bene la marchesa Luisa Casati, uno dei personaggi più eccentrici del momento, colei che disse di sé “Voglio essere un’opera d’arte vivente”, che passeggiava per Piazza San Marco a Venezia con un ghepardo munito di collare di diamanti e guinzaglio, e che una volta si presentò ad una festa da ballo totalmente laccata d'oro.

La marchesa Casati, che si fa vestire principalmente da Fortuny, in quegli abiti chiamati delphos poiché ispirati alla moda della Grecia Antica, chiama proprio Bakst in occasione del ballo all’Opéra di Parigi nel 1922, e gli fa realizzare un costume per la sua “Regina della Notte”.


Costumi disegnati da Nikolai Roerich per le danzatrici femminili per il balletto Le Sacre du printemps (La sagra della primavera, 1913) di Igor Stravinskij.
Fonte: Victoria and Albert Museumhttp://www.vam.ac.uk/


La marchesa Luisa Casati nel suo costume di "Regina della Notte" creato per lei da Léon Bakst (1922)



Bibliografia di riferimento

Pojarskaia M., Volodina T., L'art des ballets russes a Paris. Projets de decor et de costumes, 1908-1929, Gallimard, Paris 1990

Bowlt J. (a cura di), Teatro della ragione/teatro del desiderio. L'arte di Alexandre Benois e Léon Bakst, Skira, Milano 1998

Schouvaloff A.,  Léon Bakst. The theatre art, Sotheby's publications, London 1991


Claudia Fasano

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