giovedì 24 novembre 2016

I costumi nell'Opera di Pechino



Nel 1930 l'attore Mei Lanfang (1894 – 1961) si esibisce negli Stati Uniti nel ruolo per cui è famoso, quello della Dan, ovvero il ruolo femminile del Jīngjù. Le cronache dell'epoca, sbalordite da questa forma di teatro culturalmente così lontana e affascinante, decretano che con la sua esibizione Mei Lanfang ha colmato le distanze tra Oriente e Occidente, dove il Jīngjù viene chiamato Opera di Pechino, per far riferimento ad una forma d'arte spettacolare tradizionale che, come la nostra opera lirica, unisce canto e recitazione.

Convenzionalmente le origini del Jīngjù vengono fatte risalire al 1790, quando quattro grandi compagnie provenienti dalla provincia di Anhui arrivarono a Pechino e, influenzate da altre compagnie provenienti negli anni avvenire dalla regione di Hubei, fondarono i presupposti per un nuovo teatro tradizionale, che sostanzialmente si definisce nell'unione tra varie forme teatrali e performative più antiche. A metà del XIX secolo il Jīngjù è lo spettacolo più celebre in tutta la Cina, e raggiunge la sua forma definitiva. Le rappresentazioni possono avere due argomenti o trame: ci sono le storie private, d'amore e di intrigo, e le storie a sfondo militare, con battaglie e grandi guerrieri.


I ruoli nell'Opera di Pechino 
Come per gran parte del teatro orientale più che di personaggi si può parlare di "tipi", o più semplicemente "ruoli", riconoscibili dal pubblico dal costume e dal trucco, entrambi convenzionali.
Le distinzioni principali sono fatte in base al sesso e, soprattutto, all'estrazione sociale del ruolo interpretato e al suo orientamento, buono o malvagio.
Quattro sono i ruoli principali:

Sheng: Ruolo maschile, suddiviso in laosheng (solenne e anziano), wusheng (il guerriero) e xiaosheng (il giovane).

Da sinistra: laosheng, xiaosheng e wusheng
 
 Dan: Ruolo femminile, inizialmente interpretato unicamente da attori maschili, suddiviso in laodan (solenne e anziana), wudan (la guerriera), daomadan (la giovane guerriera), qingyi (virtuosa e nobile) e huadan (estroversa e nubile).

Da sinistra: laodan, wudan, qingyi e huadan
 
Jing: Personaggio dal volto dipinto, può interpretare parti secondarie o primarie, dal carattere irascibile. Esistono circa 15 principali tipi di trucco (Lianpu) per il Jing, con molte varianti.



Chou: Ruolo comico e clownesco, solitamente personaggio di bassa estrazione sociale.

A sinistra: Jing. A destra: Chou


 
I costumi
La messinscena dell'Opera di Pechino esclude la fedeltà al contesto storico e geografico, e risponde a tre criteri principali: sintesi, stilizzazione e convenzione (Bonds, 2008, pp.28-29). La sintesi indica la compresenza di esibizioni di danza e di canto da parte degli interpreti, la stilizzazione alla resa estetica e spettacolare dei comportamenti umani nel quotidiano, la convenzione ai codici stereotipati e standardizzati che consentono una comunicazione immediata, visiva e non verbale, tra interpreti e spettatori.

I costumi, chiamati sol termine generico di Xingtou, sono suddivisi i quattro categorie principali: Mang, Pie, Kao e Toukui.

I personaggi che rappresentano membri della famiglia imperiale o figure di alto rango indossano il Mang, un abito lungo con aperture ai lati che fanno ondeggiare l'abito ad ogni movimento dell'attore, e su cui è ricamato un dragone con diversi dettagli e caratteristiche a seconda del personaggio.

Il Pie è invece un abito informale, meno elaborato, a volte decorato con fiori e altre fantasie oppure a "tinta unita", riservato ad aristocratici oppure a personaggi mediamente importanti, e solitamente indossato in contesti e ambientazioni domestici.

Per le scene di battaglia i guerrieri (maschili e femminili) e i militari indossano il Kao, un'armatura molto decorata; le quattro bandiere sono un riferimento alla preparazione del combattimento, e in passato rendevano nota al pubblico la fazione di appartenenza del personaggio. Le wudan indossano kao più elaborati e colorati, con una mantellina molto decorata detta "scialle di nuvole".

I famosi e splendidi copricapo dell'Opera di Pechino (o Toukui) sono accessori che determinano l'importanza del personaggio: più il Toukui (dagli elmi, ai cappelli, alle corone) è alto e ricco, più alto è il rango di chi lo indossa. I dettagli, come le cascate di perle o le piume, possono essere mosse dall'attore in modo da accentuare la mimica facciale e le emozioni; ad esempio: il guerriero può muovere la testa e le piume del suo copricapo per manifestare il suo sentimento di rabbia ed energia.

I costumi che non hanno una connotazione particolare sono chiamati semplicemente "yi" ("abito").




Mang per il ruolo di un militare con dragone, che simboleggia la forza e la bravura in guerra. Fonte: https://iopera.wordpress.com/


Pie per alti funzionari e le loro mogli, indossato in contesti domestici.La gru ricamata è simbolo di saggezza e longevità. Fonte: https://iopera.wordpress.com/



Wusheng e wudan che indossano il Kao completo di bandiere e Toukui con piume di fagiano. Fonte: http://www.chinaopera.net/




Toukui in seta e perle riservato alle imperatrici, alle concubine o alle nobildonne in scene importanti. Fonte: https://iopera.wordpress.com/
Nei costumi dell'Opera di Pechino vengono utilizzati dieci colori dal valore simbolico, i cosiddetti shang wu se, ovvero i"primari" (giallo, rosso, verde, bianco e nero) e gli xia wu se, o “secondari” (blu, viola, rosa, blu chiaro e marrone chiaro).

I colori primari sono legati ai cinque elementi della tradizione: acqua (nero), terra (giallo), fuoco (rosso), legno (blu e verde) e metallo (bianco). Ecco a quali personaggi sono riservati:

  • Giallo: Imperatore, membri della famiglia imperiale
  • Rosso: Nobili, comandanti dell'esercito
  • Verde: Generali e politici
  • Bianco: Personaggi giovani
  • Nero: Personaggi di rango inferiore






    Bibliografia e sitografia di riferimento

    Bonds, Alexandra B., Beijing opera costumes. The visual communication of character and culture, Honolulu, University of Hawaiʻi Press, 2008

    Azzaroni G., Tibet, Cina, Mongolia, Corea, vol. III, in Id. Teatro in Asia, Bologna, CLUEB 1998 



    Claudia Fasano