Un'importante
e nuova forma di spettacolo, che influenzò sia la drammaturgia che
l'impianto visivo del teatro del XX secolo, è il teatro di varietà.
A
differenza del Kabarett,
che si diffonde in Germania e che diventerà negli anni Venti un
genere progressivamente colto, elitario, intellettuale e di
dirompente anticonformismo (vi attinsero artisti come Frank Wedekind,
Max Reinhardt, Bertolt Brecht, Kurt Weill e Karl Valentin), nei
cosiddetti music
hall
o
café-chantant si
offriva un tipo di spettacolo improntato sul puro
intrattenimento.
A
fine Ottocento sorgono a Parigi i locali celebri che diventeranno
il simbolo, a cavallo dei due secoli, della vita notturna parigina.
Il
Moulin
Rouge
viene inaugurato il 5 ottobre 1889 e diviene ben presto sede di
esibizioni considerate all'epoca scandalose, mentre nei pressi di rue
Bergère nasce, come teatrino di operetta e vaudeville
nel 1869, le Folies
Bergère.
Il
vanto dei palcoscenici
del varietà erano le ballerine e le cantanti, le étoiles:
nomi come quello di Louise “La Goulue” Weber, Cléo de Mérode,
La Bella Otéro, Loïe Fuller riempiono i manifesti dei café-concert
della Belle
époque.
Queste
étoiles
vivevano spesso in ricche pensioni, e con il denaro guadagnato
potevano permettersi di servirsi di calzolai, pellicciai e modiste di
gran lusso: era d'obbligo abbagliare quanti più spasimanti
possibili, con gioielli appariscenti e accessori adeguatamente
vistosi.
Negli
anni Venti furono Mistinguett
e Josephine Baker, icone di sensualità e talento, a divenire presto
una garanzia per i maggiori locali parigini, ed incarnarono quella
popolarità e quel divismo che sarebbero diventati propri, qualche
anno più tardi, delle star
del cinema.
Cléo de Merode |
Bisogna
dire che per quanto riguarda lo studio del costume di questi
particolari circuiti, nonostante la loro popolarità, possiamo
purtroppo ancora usufruire di ricerche frammentarie, su cui mancano
le fonti adeguate: anche per quanto riguarda il periodo di maggior
fioritura del varietà, e di maggior successo per i disegnatori (il
periodo dell'Art
Déco),
i bozzetti dei costumi del music-hall
parigino non godettero della considerazione adeguata fino agli anni
Settanta del Novecento.
In
ogni caso dalla fine del XIX secolo la capitale francese diviene sede
delle prime sartorie teatrali specializzate nei costumi per i
music-hall.
La
Maison
Pascaud
inizia proprio in questo periodo a rifornire di abiti i teatri di
varietà della capitale francese, a partire dal Moulin Rouge e dalle
Folies Bergére, ampliando la sua attività anche a Londra e New
York, e rimarrà un importante punto di riferimento per molti
costumisti e disegnatori.
Altre
sartorie teatrali, le più importanti specializzate in costumi di
scena per il varietà, così come i maggiori talenti, nascono
soprattutto dal primo decennio del XX secolo. Durante
la Belle
époque infatti
gli
spettacoli si fanno, per volontà dei lungimiranti direttori dei
locali, sempre più innovativi: si ingrandiscono le sale, si attira
un pubblico ormai numeroso, ma stufo della ormai cristallizzata
formula del café-concert
del secolo passato, con vedettes
d'attrazione e numeri dalle scenografie e dai costumi.
Le
Folies
Bergère,
sotto la guida di Paul
Derval,
si trasforma in vera e propria fabbrica di sogni per una Parigi
sempre più affamata di spettacolarità.
Derval
aveva iniziato la sua carriera artistica come attore, ma nel 1917
assume la guida delle Folies Bergère al posto dell'altrettanto
innovativo Léon Volterra. Grazie a lui le Folies Bergère
conservarono la loro aura di spettacolarità quasi incontrastata fino
agli anni Trenta del Novecento. Egli stabilisce l'uso, in ogni
rivista, della parola “folie”
o “folies”,
in cui la parola d'ordine fosse “esasperazione”,
“eccesso”,“energia”, il più possibile accecante, per le
scenografie, per i costumi, e ovviamente per le ragazze.
Le serate di punta
erano frenetiche: l'impiego di forze e di talenti erano volte a
produrre serate
di almeno quattro ore, con sei o sette cambi per artista, se
escludiamo il corpo di ballo che ne doveva effettuare almeno
quindici.
Occorrevano pertanto
costumisti, disegnatori e scenografi in grado di tener sempre alto il
livello di spettacolarità dei numeri, di modo che il pubblico non si
stancasse mai; la Parigi notturna aveva bisogno di qualcosa di nuovo,
di forme che evocassero il magico e il fantastico, di esibizioni che
incarnassero il sogno.
L'impiego
dell'organico è notevole: circa due o trecento persone lavorano qui
ogni giorno per produrre gli abiti (più di un milione all'anno).
Provvidenziale
è dunque da considerarsi l'arrivo dei Balletti Russi di Djagilev, di cui abbiamo già parlato, e a cui si ispirano i maggiori disegnatori
dell'Art
Déco.
Le sartorie teatrali
ingaggiavano questi i disegnatori, che lavoravano come liberi
professionisti.
Nel
1918, proprio
accanto alle Folies Bergère, nasce l'atelier di Max
Weldy,
che in pochi anni diventa la più importante nel campo del costume
teatrale del varietà parigino e internazionale.
È
qui che si forma uno dei maggiori disegnatori dell'epoca: Erté
(Romain de Tirtoff) era nato nel 1892 a San Pietroburgo. La sua sensibilità artistica
matura con le ripetute visite all'Hermitage, e con gli spettacoli del
Balletto e dell'Opera Imperiale; nel 1912, dopo essersi diplomato, si
trasferisce a Parigi per lavorare come illustratore di moda, per
essere poi assunto da Poiret. Erté qui confeziona sia gli abiti per
i clienti, sia i costumi per i balli mascherati della vita mondana
della capitale francese. Nel 1919 viene notato da Weldy, che gli
assegna il primo incarico di disegnare i costumi e le scene delle
Folies Bergère: Erté lavora con questo teatro per dodici anni di
intensa collaborazione, ma è disegnatore anche per le Ziegfeld
Follies, oltre che per alcuni film di Hollywood, dove soggiorna 1925.
Altro
“acquisto” di Weldy è il francese George
Barbier,
l'artista che sotto l'influsso dei costumi di Bakst, e di stilisti
del calibro di Worth e Poiret, diventa una delle personalità più
influenti per la nascita dell'Art
Déco.
Altri
nomi illustri
sono
quelli di Jean
Aumond,
l'italiano Umberto
Brunelleschi,
lo spagnolo José
de Zamora,
e Gesmar,
che già a diciotto anni era capo disegnatore all'Olympia grazie alla
profonda amicizia con la vedette
Mistinguett.
Bibliografia di riferimento:
Costumi discegnati da Georges Barbier per le Folies Bergère |
Costumi disegnati da Erté, anni '20 |
Umberto
Brunelleschi, bozzetto per l'Odalisque,
(ca.
1925)
Fonte: Angelo
Luerti, Non
solo Erté. Costume design for the Paris Music Hall 1918-1940,
Guido Tamoni, Schio 2006.
|
Josephine Baker |
Bozzetto di Goerge Barbier per Josephine Baker.
Fonte: Angelo
Luerti, Non
solo Erté. Costume design for the Paris Music Hall 1918-1940,
Guido Tamoni, Schio 2006.
|
De
Angelis R., Cafè-Chantant:
personaggi e interpreti,
La casa Uscher, Firenze 1987.
Luerti
A., Non
solo Erté. Costume design for the Paris Music Hall 1918-1940,
Guido Tamoni, Schio 2006.
Pretini
G., Spettacolo
leggero. dal music-hall, al varietà, alla rivista, al musical,
Trapezio
libri, Udine 1997.
Ramo
L., Storia
del varietà,
Garzanti, Milano 1956.
Claudia Fasano
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